giovedì 20 agosto 2009

La Voce Liberar Bandito e il Pentitismo Moderno



Nel periodo storico attorno all’anno 1500, bande rivali mettevano il terrore nei vari paesi. Nel 1574, con la legge sul flagrante crimine, il Consiglio dei Dieci Magistrati di Venezia aveva deciso di intervenire con una politica criminale più incisiva.
Fino a tale momento l’intervento del Consiglio Dei Dieci era stato sporadico e basato sul dialogo. L’instabilità dell’ordine pubblico aveva indotto il massimo organo politico giudiziario a correggere l’attività dei tribunali locali, anche su pressione di vari ambasciatori inviati a Venezia da Brescia e dalla Riviera di Salò con la richiesta di un pronto intervento contro delitti e banditismo.
Fu così inviato un provveditore straordinario ma erano solo questi interventi estemporanei a contrastare la criminalità. Presto emerse che il banditismo era legato a potenti lignaggi familiari perciò nel luglio del 1578 tutti i forestieri “che servono a particolari per bravi (latori ed esecutori di violenza) ovvero che accompagnano qualsivoglia sorte di persone particolari con arme”, vennero invitati ad allontanarsi dallo stato, pena l’impiccagione.
L’episodio che innescò la reazione del Consiglio fu probabilmente l’uccisione di un membro della famiglia Piovene ad opera di Orazio Godi, appartenente ad una casa rivale. Nel 1579 erano ancora i tribunali locali a concedere la “voce liberar bandito”. Ad esempio se uno commetteva un omicidio, era ricercato ma se a sua volta uccideva un altro con altri omicidi sulle spalle, invocava la “voce liberar bandito” ed era scagionato, invocabile anche presentando la testa mozzata del bandito ucciso al fine che fosse riconosciuta presso la pietra del bando che esisteva in ogni città. Un breve processo tramite testimoni attestava l’identità del bandito e l’effettiva uccisione da parte dei richiedenti la voce.
Nel cuore del 1500 il modo lento e a volte discutibile della macchina della giustizia adottava questo sistema. Oggi a distanza di oltre mezzo millennio la giurisprudenza non cambia cliché, un tempo si chiamava “voce liberar bandito”, la chiave moderna è “collaboratore di giustizia” due modi per pagare il prezzo con la società che nonostante gli oltre cinquecento anni che ci sono in mezzo, variano veramente di poco.








Riflessione:




Erano i nostri antenati ad avere adottato provvedimenti all'avanguardia, oppure è la nostra giurisprudenza che utilizza sistemi antichi? Abbiamo bisogno dell'aiuto dei criminali per sconfiggere il crimine. Non c'è stato progresso in tutto questo tempo? La risposta è NO! I collaboratori di giustizia, oltre ad essere stipendiati, quindi pagati con i nostri soldi, hanno la possibilità di iniziare una nuova vita, con un nuovo lavoro, una nuova identità. Non è poco direi per chi ha vissuto al margine della società commettendo orribili crimini!


Forse, se venissero messi a disposizione delle forze dell'ordine, strumenti più efficaci e meno burocrazia potremmo avere una macchina della giustizia più performante.


Finchè chi governa legifera in modo mirato per evitare le intercettazioni telefoniche invocando la privacy, finchè esiste l'immunità parlamentare, finchè le più alte cariche dello Stato non possono essere toccate durante il loro mandato, ho la netta impressione che l'esempio che viene profuso non sia di grande insegnamento.


Per i giovani, per i recidivi, per le generazioni a venire, per chi di natura è incline alla devianza, per i diversamente onesti, c'è bisogno della certezza della pena!!!








Paolo Maria Coniglio




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